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11/07/16

Abbasso il carovita. Braccio di Ferro sfida la crisi economica già nel 1980!


A me d'estate viene la canazza informatica, ho voglia soltanto di roba passiva, leggere o vedere film, già i videogames pretendono troppo impegno psicologico. Ho voglia di aria e sole e quando ne ho l'opportunità mare, tanto mare. Sto poco in casa e per quel poco che ci sto non mi passa manco per l'anticamera della crapa di appicciare il portatile.  Per fortuna Gaspare Pero tiene in piedi il blog anche con sto caldo. Vi copio ed incollo la sua mail:

"Ciao Salvatore! Devo dire che la gente di un paio di generazioni fa tipo i miei genitori, ci ha azzeccato quando ha iniziato a dire che la crisi economica ha cambiato ben poco la vita a chi era molto ricco o molto povero, penalizzando principalmente il ceto medio... Tipo un marinaio che vive di pesca e di qualche trasporto via mare col proprio battello e cerca di offrire una serata piacevole alla sua fidanzata.
Nella storia che ti vado a recensire, della quale ti mando le scene principali (da Braccio di Ferro 153 del 1980), il nostro eroe e la sua Olivia sono costretti a tirare la cinghia con tutta una serie di privazioni causate dai rincari globali non supportati da adeguate entrate finanziarie, finché la notizia del rincaro degli spinaci li sprona a fuggire su un'isola esotica, autentico paradiso, che tuttavia non è sfuggito alle regole del mercato.
L'ennesima storia Bianconi "amara" nonché attualissima proposta ai bambini di 36 anni fa!"