14/12/16

Recensione: OKEY, CAPO! Gli anni con Renato Bianconi visti da Pier Luigi Sangalli


Dalla prefazione:


Da quando ho cominciato a disegnare fumetti ho lavorato per 42 anni senza interruzione per la casa editrice di Renato Bianconi ma, ancora oggi, mi sento in difficoltà a stigmatizzare il rapporto avuto con lui nei 35 anni passati al suo fianco, dal 1958 al 1993, anno della sua morte.
Ho cercato spesso di capire se avessero un fondamento alcuni giudizi espressi nei suoi confronti quand'era ancora in vita ma temo di non esserci mai riuscito. 
L'ho sentito definire da qualcuno "editore di serie B", da qualcun altro un "incompetente", e da altri ancora addirittura un "filibustiere"! 
Ma le circostanze in cui sono state emesse queste valutazioni erano sempre particolari e di carattere personale da parte di chi le pronunciava. 
"Editore di serie B" poteva essere stato definito forse da un concorrente invidioso del suo successo; "incompetente" da un autore che non si era sentito apprezzare il suo lavoro in una richiesta di collaborazione, e "filibustiere" da qualcuno che aveva avuto problemi economici con la casa editrice o con il fallimento della G.B.M.; ma, in entrambi i casi, Bianconi non ne era l'unico responsabile.


Ho pensato di ripercorrere quegli anni un po' per tentare ancora di chiarire queste cose e un po' per tracciare una sommaria autobiografia mirata a quegli aspetti della mia vita e della mia esperienza in cui la figura di Renato Bianconi ha avuto una presenza predominante. 




Adesso la recensione di Alex Principato:

A parte che pensavo si dicesse "okay", e infatti casualmente all'interno tra le pagine troviamo la parola scritta correttamente…
Pier Luigi Sangalli, come sapete, è il primo disegnatore di Braccio di Ferro, titolare e copertinista.
In questo libro però si parla del suo rapporto con l'editore Renato Bianconi, ma anche dei suoi esordi. Bisogna dire che questa volta Sangalli si dimostra molto più benevolo nei confronti di Bianconi, a differenza dell'intervista pubblicata su Ink n.37 di Paolo Telloli, dove bollava semplicemente l'editore come una persona che si era arricchita lasciando ai suoi collaboratori solo le briciole, e che aveva speso tutto lasciando la casa editrice alla deriva.
Diverso il discorso per Rosalia Guccione (la direttrice, e moglie dell'editore) che a momenti non sapeva nemmeno che ruolo svolgesse Sangalli nella casa editrice.
Comunque si leggono cose incredibili. Sapevate che Sangalli iniziò a disegnare fumetti senza aver mai disegnato prima? Sapevate che la sua prima storia, che servì a presentarlo all'editore, fu in realtà disegnata da Alberico Motta? Sembra incredibile per noi che magari abbiamo disegnato da piccoli migliaia di pagine su quaderni a quadretti diverse storie dei Puffi, di Pinocchio o dello stesso Braccio di Ferro (come il sottoscritto) che un grande disegnatore come Sangalli (a parere di chi scrive superiore anche a autori blasonati come Cavazzano) non avesse mai disegnato nulla prima.
Mi sono sempre chiesto se un autore privo di talento potesse mai arrivare ai livelli di un professionista. Ho posto domande a vari autori, e tutti mi hanno sempre dato risposte contrastanti. Secondo autori come Danilo Loizedda il talento serve solo a imparare prima: chi è dotato di talento apprende prima, ma non sempre raggiunge l'obiettivo. Altri autori, come Claudio Villa, invece, dicevano che una base ci deve essere, poi è compito dell'autore "modellarla" e farla "crescere".
Lo stesso Sangalli nel libro si pone lo stesso dilemma: a sbloccarlo è stato l'aiuto morale di Alberico Motta. Nel bene o nel male, Sangalli forever! 

18 commenti:

  1. Poco mi interessano abitualmente i retroscena di un'azienda cui non appartengo, ergo prendo in poco conto dove finiscono le opinioni e dove inizia la realtà, ammesso che non siano le opinioni a "costruire" la realtà destinata a diventare "fonte storica"...
    Sconcertante la rivelazione sul debutto di Sangalli! Fior di autori ed editori, prima di inserire un disegnatore nello staff, lo sottopongono a tavole di prova e, soprattutto, analizzano un portfolio di tavole e disegni. Qua invece si sfiora la favola! Se non conoscessi il talento di Sangalli, sospetterei che è entrato in Bianconi per "conoscenze", fatto sta che lui l'arte del fumetto ce l'ha nel sangue, a differenza di vari disegnatori della Disney che si fatica a distinguere l'uno dall'altro, mancando di uno stile personale, di una "signature" (si direbbe tra programmatori).

    Non so a quando risalga questo libro, due giorni fa alla Feltrinelli non ce n'era traccia, anche se esploro con cura lo scaffale fumetti e derivati vari.

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    1. E' uscito mo mo in sole 100 copie

      http://sbamcomics.it/blog/2016/11/22/pier-luigi-sangalli-okei-capo/

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    2. Ciao Gas75,
      non trovi l'albo alla Feltrinelli, né altrove, perché mio padre lo ha editato in proprio (solo 100 copie numerate). Comunque resto a disposizione, e per ulteriori info ponete scrivermi a: elisabetta@genialtutor.com
      Un caro saluto a tutti voi - Elisabetta Sangalli

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    3. Sconcertante la rivelazione sul debutto di Sangalli? Beh, direi che "1958" è un chiarimento sufficiente ...

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  2. Sembra interessante, vediamo quanto costa...

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  3. Je l'ai acheté. Elisabetta Sangalli m'a dit qu'une traduction française était prévue pour 2017 !

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    1. Dear Fred, it would be our intention to prepare it for the next festival de BD of Illzach ! All the best !
      Elisabetta

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    2. J’espère de tout coeur ! Sangalli For Ever !

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  4. Senza nulla togliere al lavoro di Sangalli, ai suoi tempi era più facile torvare lavoro come disegnatori, un pò perché la mano d'opera scarseggiava, un pò perché i lettori erano di bocca buona e meno esigenti.
    Tutto il contrario di oggi in entrambi i casi.
    Poi alla Bianconi si producevano albi a ritmo forsennato e una mano in più non veniva dic erto rifiutata.
    Salvatore, segui il blog di Sauro Pennacchioli ?
    In un suo articolo parlava di come la moglie di Bianconi volesse pubblicare i fumetti del Gabibbo poco prima che la casa edtrice fallisse !

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  5. Capisco l'osservazione che Alex Principato fa nella recensione del mio libro: "...pensavo si dicesse okay". Sappiamo che si scrive "Okay", ma si pronuncia "Okey". Ed è proprio il suono di questa parola che volevo far risaltare anche contro il consiglio di mia figlia Elisabetta. Quell'"Okey capo", pronunciato chissà quante migliaia di volte, era diventato nel tempo patrimonio del mio linguaggio italiano, e non risentiva più dell'origine anglosassone. Tuttavia, gestire il termine all'interno del testo significava lottare con il traduttore automatico del pc, rincorrendo le decine e decine di volte in cui l'espressione viene pronunciata, con il rischio di continui errori... - Pier Luigi Sangalli

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    1. Infatti, qualcuno scrive (ovviamente per richiamare il parlato, come in questo caso) addirittura "Ochèi". Mi pare più che accettabile questo Okey e più che intuibili le ragioni.

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    2. Faccio notare che una delle pubblicazioni/raccolte di Braccio di Ferro si chiamava proprio Okey Braccio. ;)

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    3. Il link non è pertinente all'argomento della pagina. Roberto Recchioni sarà quello che sarà, ma tu sei una persona ineducata che non si presenta né rispetta la netiquette del web.
      Ti consiglio di curare le tue frustrazioni per vivere più serenamente i tuoi giorni.

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    4. Ha ragione Gas, uno non può nemmeno digerire che i folli escono dalle fottute pareti come gli aliens.

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  6. Ottima iniziativa, da acquistare; i sig.Sangalli, Dossi e Motta (così come altri) hanno influenzato l'immaginario di intere generazioni, invogliandoli anche alla lettura ed alla scrittura. Sarei curioso di sapere, se si può, l'anno di quella storia di Geppo di cui si parlava qualche tempo fa, quella in cui "Renato Neroni" finiva nel girone degli avari ...

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  7. Grazie a tutti per avermi indicato i commenti squilibrati postati sul blog.
    Da oggi può commentare chiunque però previa moderazione. La libertà a volte fa male e io non passo ogni giorno da queste parti, indi devo prendere ahimè provvedimenti

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  8. Provvedimenti necessari... E sinonimo di successo, caso mai ne servisse una conferma.

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